5 Carnevali italiani da non perdere

I festeggiamenti per il Carnevale, ricorrenza molto amata da adulti e bambini, hanno inizio nelle settimane che precedono la Quaresima e si concludono il martedì grasso. Oltre alle feste organizzate nei borghi e nelle città più piccole, con sfilate di carri, feste in maschera e dolci tradizionali, l’Italia vanta carnevali che richiamano folle di turisti da tutto il mondo. Tra i più noti ci sono: il carnevale di Venezia, di Viareggio, di Cento, di Ivrea e di Mamoiada.


CARNEVALE DI VENEZIA

Il Carnevale di Venezia fu menzionato per la prima volta in un documento risalente al 1094, anche se per la sua nascita ufficiale bisognerà attendere il 1296, anno in cui un editto del Senato della Serenissima dichiarò festivo il giorno prima della Quaresima con lo scopo di concedere qualche divertimento alla popolazione, in particolare ai ceti più umili che, grazie a maschere e a travestimenti, potevano sentirsi uguali agli altri.

Ma è nel Settecento che il Carnevale di Venezia raggiunge il suo massimo splendore e si fa conoscere in tutta Europa, per poi attraversare un periodo di declino a partire dal 1797, in seguito all’occupazione di Napoleone e degli austriaci. È solo nel 1979 che il carnevale riacquista la sua fama, trasformandosi col tempo nell'evento internazionale che conosciamo oggi.
Uno dei momenti più emozionanti è il “Volo della Colombina”, tradizione che risale alla metà del XVI secolo quando un giovane acrobata turco raggiunse la balconata di Palazzo Ducale, mantenendosi in equilibrio su una lunga fune legata a una barca ancorata nel molo. Nel corso degli anni a esibirsi nel “Volo dell'Angelo”, come veniva chiamato l'evento, furono funamboli e acrobati che nel 1759, in seguito alla morte di uno di loro, vennero sostituiti da una grande colomba di legno. Oggi, a lanciarsi dal Campanile di San Marco e a volare fino a Palazzo Ducale, sopra la testa di una folla incantata, è la vincitrice del concorso di bellezza delle “Marie”, una bella ragazza vestita con un magnifico costume d'epoca.


CARNEVALE DI VIAREGGIO
Le origini del Carnevale di Viareggio, uno dei più famosi e spettacolari d'Italia, risalgono al 1873 quando nella storica via Regia venne organizzata la prima sfilata di carri. Nel 1905, anno in cui la sfilata si trasferì sul lungomare, la fama del carnevale crebbe sempre di più. Dopo le interruzioni dovute allo scoppio della Prima e della Seconda Guerra Mondiale, riuscì a rinascere e da allora il successo fu inarrestabile, grazie anche all'introduzione della cartapesta, materiale particolarmente duttile che permetteva di costruire strutture enormi ma leggerissime.
Ad attirare ogni anno migliaia di visitatori di ogni età sono proprio i suoi carri con i loro personaggi giganteschi, che rappresentano caricature di celebrità del mondo della politica, della cultura e dello spettacolo.
Tra i simboli del Carnevale c'è il Burlamacco, personaggio ispirato ad altre maschere (Arlecchino, Balanzone, Pierrot, Rugantino) che indossa una lunga tuta a scacchi bianchi e rossi e un ampio mantello nero sulle spalle. Ad accompagnarlo nelle sfilate è Ondina, la bagnante che ricorda il legame di Viareggio con il mare e l’estate.


CARNEVALE DI CENTO
Altro carnevale storico è quello di Cento, di cui si ha notizia già nel 1600 quando venne rappresentato in alcuni affreschi del Guercino (Gian Francesco Barbieri). In uno di questi, il famoso pittore della città ritraeva il “Berlingaccio”, tipica maschera locale, in una festa all’interno del palazzo comunale, che il Magistrato cittadino aveva offerto al popolo nel giorno del giovedì grasso.
Ma la svolta arriva negli anni Novanta quando il Carnevale di Cento, gemellandosi con quello di Rio de Janeiro, si trasforma da manifestazione locale in evento internazionale, con la presenza di grandi testimonial e bellissime ballerine brasiliane che ballano a ritmo di samba.
A concludere questo lungo mese di festa, fatto di musica, arte, cultura, divertimento e iniziative enogastronomiche, è il consueto “Incendio della Rocca”, grandioso spettacolo pirotecnico.


CARNEVALE DI IVREA
Tra i vari carnevali storici, non si può non citare quello d’Ivrea, che ogni anno viene festeggiato per le vie e le piazze della cittadina piemontese con la famosa “Battaglia delle Arance”, con la quale si rievoca la ribellione del popolo contro il barone che esercitava la propria tirannia sulla città.
Nella battaglia, gli aranceri che rappresentano il popolo procedono a piedi e combattono a suon di lanci di arance contro le armate del Feudatario, che su carri trainati da cavalli indossano maschere e protezioni che ricordano le antiche armature. Tra le figure più importanti c'è la Mugnaia, la giovane figlia del mugnaio che ribellatasi alla tirannia accese la rivolta popolare. Ad accompagnarla è il Generale di origine napoleonica che guida il brillante Stato Maggiore, seguito dal Sostituto Gran Cancelliere, cerimoniere e rigido custode della tradizione, dai giovanissimi Abbà, due per ognuno dei cinque rioni, e dal Podestà, rappresentante del potere cittadino.
In occasione della festa, cittadini e turisti sono soliti girare per le strade indossando il Berretto Frigio, copricapo di colore rosso simbolo dell’adesione popolare alla rivolta.


CARNEVALE DI MAMOIADA
Altro carnevale famoso è quello di Mamoiada, piccolo borgo situato nella zona della Barbagia di Ollolai, a pochi chilometri da Nuoro e vicino al massiccio del Gennargentu.
Il Carnevale ha inizio tra il 16 e il 17 gennaio con la festa di Sant’Antonio Abate e si protrae per diverse settimane, fino alle sfilate di domenica e martedì grasso.
Ad animare le strade del centro storico e la piazza principale del paese sono le due maschere tradizionali: i Mamuthones, che sfilano in gruppi di dodici a simboleggiare i dodici mesi dell'anno, e gli Issohadores, che dettano il ritmo.
I primi indossano un abito di velluto ricoperto da pelli ovine, un copricapo con sopra un fazzoletto di coloro rosso scuro o nero, e una maschera nera di legno che raffigura un volto dall'espressione sofferente e spaventosa. Sulle spalle portano dei campanacci del peso di circa trenta chili, mentre appese al collo hanno campanelle più piccole.
Gli Issohadores, invece, indossano una camicia bianca di lino, una giubba rossa, calzoni bianchi e uno scialle da donna ricamato o dipinto. Il costume è completato da sonagli di ottone e bronzo, portati a tracolla, dal tipico copricapo sardo, sostenuto da un fazzoletto variopinto legato sotto il mento, e da una maschera bianca meno inquietante di quella dei Mamuthones.
Ad animare il martedì grasso è la processione della maschera di Juvanne Martis Sero trasportata su un carretto da uomini che ne piangono la morte cantando sconsolati.
Riguardo le origini del Carnevale, alcuni ritengono che il rito risalga all'età nuragica e che la danza eseguita dai Mamuthones avesse come finalità quella di propiziare il raccolto. Secondo altri, invece, questi ultimi rappresenterebbero i prigionieri Mori catturati dai sardi Issohadores.